Oggi il visitatore può godersi l’atmosfera tranquilla delle vie, dei vicoli e delle piazzette che si snodano nel centro storico di Suvereto. In gran parte i loro nomi attuali rimandano alla stagione risorgimentale e novecentesca della storia d’Italia (Magenta, Cavour, Garibaldi, Piave, D’Annunzio, Matteotti, Gramsci, ecc.); solo in rari casi i toponimi sono rimasti quelli legati ad epoche più lontane (Via San Leonardo, Via della Rocca, Via dei Difficili, Vicolo dei Frati,…). Prima dell’unità d’Italia i nomi delle vie non era precisamente codificati e le strade si richiamavano prevalentemente ai caratteri urbanistici, funzionali, topografici o morfologici: Via Grande o Via di Mezzo e Via della Porticciola quella che collegava le due porte del paese (dalla Porta Piombinese alla Porta Sassetana), Via Campigliese (l’attuale Via Roma), Via di San Francesco (oggi Via del Crocifisso), Via del Rotaio, Strada dei Palazzi (ora Via Cavour), Via di Castello (Via Piave), che passava sotto l’Arco di Castello e si congiungeva con Via della Rocca; poi c’era la ripida salita della Via dei Difficili non ancora sistemata a scaloni come appare attualmente. C’erano inoltre le strade più piccole, come Via della Chiesa della Madonna (collegava la Via principale con Via San Leonardo), il Vicolo del Romagnoli, la Strada dei Granai, il Vicolo dei Calzolari, altri due vicoli che portavano al Campanile del convento di San Francesco. Più anticamente le strade del borgo assumevano denominazioni ancora diverse, come Via della Concia, Ruga del Pozzo, ecc.
Oggi le strade più centrali presentano una pavimentazione lastricata, con pietre di provenienza locale; ma fino al secolo scorso non avevano lo stesso aspetto: prima di allora, infatti, le vie all’interno delle mura di Suvereto erano o sterrate o semplicemente acciottolate a sasso vivo, con un fondo che verso il 1840 appariva “nella massima parte sommosso e sconnesso”, costituendo un pericolo per il transito delle bestie, dei carri e dei barrocci.
La condizione della viabilità era aggravata dall’abitudine di riversare nelle strade le immondizie e i rifiuti umani direttamente dalle case, “i getti che liberamente da molti abitanti si fanno per le finestre delle respettive abitazioni”, scriveva l’ingegnere del Circondario nel 1839. Era una situazione comune nei centri urbani di antico regime, che andò radicalmente migliorando nella parte centrale del XIX secolo.
A Suvereto nel 1836 venne progettato il “riattamento della strada detta della Porticciola”, prevedendo la modifica dell’arco della Porticciola, con la demolizione delle sue spallette e dei suoi piediritti, ed un abbassamento di due braccia del piano stradale. Era solo l’inizio di una grande operazione di sistemazione urbana. A cavallo del 1840, infatti, venne realizzato un “Progetto sopra le strade interne del paese di Suvereto”, che prevedeva per esse un “pavimento lastricato o selciato” con l’apposizione di pietre arenarie nella parte centrale della carreggiata e l’acciottolato di sasso vivo nelle parti laterali, come ancora oggi è possibile osservare in alcuni tratti (per esempio in Via Magenta). Contemporaneamente vennero realizzati vari tratti di fogne coperte “a volta reale”, con un sensibile miglioramento delle condizioni igieniche dell’abitato. Le pietre per l’esecuzione dei lavori furono ricavate dalle vicine “cave di Montepitti”, aperte nelle terre di Luigi Maruzzi in direzione di Campiglia, mentre il materiale per il selciato “a sasso” potevano essere recuperati nelle campagne circostanti e riutilizzando i sassi già presenti nelle vecchie strade.