LA ROCCA ALDOBRANDESCA (X - XIII- XIX secolo)
IL PALAZZO COMUNALE (XIII secolo)
LA CHIESA DI SAN GIUSTO (SEC, IX)
LA CHIESA DI SAN MICHELE ARCANGELO (XIX secolo)
IL CHIOSTRO DI SAN FRANCESCO (SEC. XII)
LA CHIESA DEL SS. CROCIFISSO (XVI secolo)
LA CHIESA DELLA MADONNA DI SOPRA LA PORTA (XVIII sec.)
LA CHIESA DELLA SS. ANNUNZIATA ( XI-XIII secolo)
LA FONTE DEGLI ANGELI (rifacimento del XVI secolo)
LA ROCCA ALDOBRANDESCA (X - XIII- XIX secolo)
“Il castello di Sughereto, o Suvereto è situato in pendice, quasi alle falde di un poggio, che domina, dalla parte di mezzogiorno una vasta, fertile ed amena pianura...
presentemente il Castello di Sughereto è circondato di muraglie con due porte, ed una Rocca”. Cosi Agostino Cesaretti descrive il castello di Suvereto nel 1788. La nascita del castello di Suvereto è strettamente legata alla Rocca,situata “nel più alto, dalla parte di tramontana”. Un’indagine archeologica svolta dall’Università di Siena nel 1989 ha portato alla luce all’interno della struttura una serie di buche di palo, databili al IX secolo, traccia del primo insediamento sulla collina di Suvereto. Il primo nucleo murato del complesso è costituito dalla Torre, costruita con molta probabilità intorno al 1164 per volere della famiglia comitale degli Aldobrandeschi, sebbene in un momento di avvicinamento alla potenza pisana. Fu la Repubblica di Pisa, a seguito delle mutate esigenze difensive e per la nuova politica di gestione del territorio, a fortificare l’abitato ed a munirlo di una grande Rocca a settentrione. Questi lavori furono conclusi nel 1308, come attesta un epigrafe posta sulla porta di accesso del recinto murato. Venne così realizzato un recinto trapezoidale, addossato alla torre, e munito di due porte. All’interno del recinto furono ricavate le strutture e gli ambienti per ospitare la piccola guarnigione pisana. La Rocca subì vari interventi di rifacimento nel corso dei secoli fino ad arrivare al suo abbandono, come struttura difensiva, a partire dal 1600. Nel XIX secolo viene adibita a civile abitazione con la costruzione di un edificio a tre piani all’interno del recinto ed addossato alla torre. Verso il 1950 la struttura viene definitivamente abbandonata e solo sul finire degli anno ‘80 è stata riacquisita dal Comune e destinata, dopo l’indagine archeologica degli anni 1989-90, ad essere restaurata e restituita al suo antico splendore.
IL PALAZZO COMUNALE (XIII secolo)
Si tratta di uno dei più significativi esempi di architettura civile medievale della Maremma. La costruzione dell’edificio fu avviata nel XIII secolo, dopo la concessione della “ Charta Libertatis” (1201) alla comunità suveretana da parte del feudatario Ildebrandino VIII degli Aldobrandeschi, conte palatino, per ospitare le magistrature del nascente comune. L’assetto dell’edificio si conforma alle esigenze di un nuovo governo per la comunità, che impose molte funzioni e responsabilità ai magistrati del popolo, tra cui quella di giudicare sulle controversie tra i membri della comunità. Con l’atto del 1201 Suvereto divenne il primo libero comune della Maremma settentrionale ed i suveretani acquisirono una serie di importanti diritti tra cui la possibilità di acquistare e vendere e quella di accogliere nel castello nuovi abitanti. Il palazzo comunale è sormontato da un antica torre, oggi dell’orologio, un tempo della campana, che chiamava l’assemblea degli Anziani e costituiva uno dei punti di vedetta del piccolo centro. L’ingresso è costituito da una breve e ripida scalinata coperta da un loggiato aperto e sorretto da alcune colonne: la loggia dei giudici, da dove si usava emettere e pubblicare le sentenze e decisioni comunitarie. Sicuramente la struttura attuale (che è la reinterpretazione nei secoli delle strutture duecentesche) insiste su di un più antico nucleo abitativo, caratterizzato dal prevalente uso del legno verosimilmente su di una casa a pilastro di tipo pisano collocabile cronologicamente nei primi anni del ‘200. Durante un indagine conoscitiva svolta dal dipartimento di archeologia dell’Università di Siena sono emerse, nei locali al piano terra, tracce della più antica cinta muraria del castello databile alla seconda metà del XII secolo e che delimitava la parte nobile dell’abitato dove era collocata la Rocca.
LA CHIESA DI SAN GIUSTO VESCOVO ( IX-XII sec)
La chiesa parrocchiale è intitolata a San Giusto, vescovo di Volterra, che insieme ad altri vescovi quali Cerbone, Fiorenzo, Regolo, esuli africani sbarcarono in Val di Cornia nel VI secolo. Il passaggio di questi santi è ricordato in tutta la vallata; infatti San Fiorenzo è il patrono di Campiglia M.ma, a San Cerbone è intitolata la Cattedrale Vescovile di Massa Marittima, San Regolo è ricordato nei toponimi nei pressi del santuario del Frassine. Non è nota la data precisa di fondazione dell’edificio, che si ipotizza costruito su precedenti strutture paleocristiane. Le prime attestazione si riferiscono a due brevi, rispettivamente del 923 e 924, firmati dal Vescovo Uniclusio in “Ecclesia S. Justi” nel distretto di Cornino che in quel periodo era sede vescovile. Recenti studi confermano che il distretto di Cornino debba identificarsi con l’area di Suvereto e che pertanto la chiesa di san Giusto facesse funzione di cattedrale. Questo nel periodo di transazione tra l’originaria sede di Populonia e l’attuale di Massa Marittima. Il completamente dell’edificio è avvenuto nel 1189, ad opera di Barone Amico e Bono di Calci, come attesta un iscrizione sul transetto di sinistra. L’edificio ha pianta a croce latina, monoabsidato ed a navata unica. Sulla facciata, a capanna, si aprono il portale di accesso ed un rosone quadrilobato. Sul timpano è presente una decorazione a bande bianche e nere. Lungo il perimetro dell’edificio sono presenti monofore strombate. Il portale romanico è delimitato da due stipi sormontati da mensole, a decorazione fitomorfa e con protome umana centrale la prima, a motivi geometrici la seconda. Sopra di esse è situato un architrave ornato con un tralcio di vite che esce dalla bocca di una figura centrale. Sulle due colonne laterali poggiano due leoni che tengono tra le zampe dei busti umani. All’interno dell’edificio è possibile ammirare un fonte battesimale ottagonale in pietra scalpellata realizzato nel XII secolo. Attualmente il fonte battesimale si trova all’interno di un vano ricavato alla base del campanile ed ornato con un mosaico realizzato nella seconda metà del XX secolo dalla scuola vaticana di arte mosaica. Nel transetto sinistro è posizionato un organo a canne datato 1718, realizzato da Domenico Francesco Mazzoni. L’organo era ubicato precedentemente presso la Chiesa della Madonna sopra la porta. Addossato al lato sinistro della chiesa, non perfettamente allineato con la facciata della chiesa, si eleva il campanile a base rettangolare. La cella campanaria presenta una bifora con arco a tutto sesto sul lato maggiore e una monofora su quello minore. Danneggiato da un fulmine fu restaurato da maestranze locali nel 1884 modificando l’aspetto originario eliminando gli aspetti più tipici del romanico Toscano.
LA CHIESA DI SAN MICHELE ARCANGELO ( XIX secolo )
La chiesa di San Michele arcangelo, oggi sede del Museo di Arte Sacra, fu costruita nel 1881 dalla compagnia della Misericordia che qui aveva sede, accanto alla chiesa parrocchiale sull’area del vecchio camposanto, La chiesa è stata abbandonata dopo poco e già agli inizi di questo secolo fungeva da sala parrocchiale. L’ ottimo restauro del 1999 l’ha riportata al vecchio aspetto ed ha permesso la realizzazione del Museo di Arte Sacra che custodisce le opere del patrimonio parrocchiale e artistico locale. All’interno del museo hanno trovato posto una serie di dipinti ( XVII-XVIII secolo ) anticamente collocati nelle varie chiese della comunità. Qui sono collocate anche due splendide statue lignee, raffiguranti l’angelo annunciante e la Madonna annunciata, realizzate nel XV secolo ed attribuite a Lorenzo di Pietro detto il Vecchietta ( Siena 1410-1480). Anche se non facente parte del patrimonio parrocchiale si può qui ammirare la quattrocentesca formella marmorea “La Madonna della Fonte degli Angeli” di Andrea Guardi, un tempo collocata sul timpano dell’omonima fonte (vedi scheda fonti). L’opera è stata restaurata nel 1995 con il contributo di imprenditori privati suveretani.
IL CONVENTO E IL CHIOSTRO DI SAN FRANCESCO (XII secolo)
Sulla cime di uno dei due colli su cui si estende il castello di Suvereto, sorge quanto resta dell’antico convento di San Francesco, con annessa chiesa conventuale. Il convento fu fondato nel 1286 su terreno donato dai conti Aldobrandeschi di S.Fiora, già feudatari di Suvereto e fu consacrato da Fra Bartolommeo Vescovo di Grosseto, come riporta Rodolgo il cronista dell’ordine. Il convento di Suvereto godeva di una certa importanza, ma non sopravvisse alle soppressioni del periodo napoleonico: infatti cu definitivamente chiuso e smembrato da Elisa Bonaparte Baciocchi, principessa di Lucca e Piombino, ai primi del XIX secolo. Nell’ambito della storia della comunità è da segnalare che all’interno del convento venivano conservate le borse da cui si estraevano i nomi dei cittadini che avrebbero amministrato la comunità. Il chiostro appare oggi in tutta la sua integrità. A pianta quadrata, ha su ogni sponda cinque arcate su pilastri. Al centro del chiostro era posizionata la cisterna, oggi scomparsa, che dà il nome alla piazza. Della chiesa di San Francesco, adibita oggi a casa vacanze, non restano che alcuni elementi della facciata, che ci richiamano l’antica funzione. Addentrandosi nel convento, oggi trasformato in abitazioni private, si possono vedere elementi decorativi ed iscrizioni che ci raccontano la storia di questo complesso. In particolare è da vedere un antico portale, finemente decorato, con stemma familiare dei Giannetti, lo stemma nobiliare degli Angelieri nonché varie epigrafi funerarie e commemorative. Nei pressi del convento, nell’estate del 1313, “fue cotto” l’imperatore del Sacro Romano Impero Arrigo VII di Lussemburgo. Nella realtà l’imperatore morì a Buonconvento il 13 Agosto 1313 e come da sua disposizione testamentaria ne fu decisa la sepoltura a Pisa, capitale dei ghibellini toscani. Nel trasportare la salma a Pisa, giunti nei pressi di Suvereto, che nel 1237 aveva partecipato alla lega ghibellina, fu decisa una sosta per dare una sistemazione al corpo dell’imperatore. Qui la salma fu esposta al fuoco per preservarla dalla decomposizione. Sembra che le imperiali spoglie abbiano trovato dimora per 2 anni a Suvereto in attesa che Tino da Camaino completasse il sepolcro funebre che tuttora le ospita nel duomo pisano.
LA CHIESA DEL SS. CROCIFISSO ( XVI secolo)
Addossata al convento di San Francesco, fu edificata nel XVI secolo come sede della Compagnia del Santissimo Crocifisso, che aveva tra i vari compiti anche quello di onorare il santo patrono di Suvereto, Santa Croce appunto. Edificio ad aula unica, monoabsidato ed a sviluppo longitudinale, questa piccola chiesa presenta l’esterno, a capanna, sobrio e privo di elementi decorativi, cosi come l’interno recentemente restaurato. All’interno è custodito il simulacro del santo patrono, un Crocifisso in legno intagliato datato 1420 ed attribuito a Domenico dei Cori. Fino a qualche anno fa il Crocifisso veniva portato in processione in occasione della ricorrenza del Santo Patrono.
LA CHIESA DELLA MADONNA DI SOPRA LA PORTA (XVIII sec.)
La prima edificazione dell’edificio è del 1480, è stato poi ampliato nel 1772 a memoria di un fatto miracoloso avvenuto nel 1767: a causa di una grande alluvione i suveretani rischiavano di annegare perchè le acque piovane non riuscivano a defluire dalle griglie poste sotto le pesanti porte del paese; quando ormai tutto sembrava perduto le porte si aprirono verso l’interno, sfidando le forze delle acque e permettendone il deflusso. Al mattino quando la guarnigione militare, che aveva sede sopra la porta, si recò nella piccola cappella per pregare constatò che le acque erano arrivate a lambire il bordo del quadro ivi conservato raffigurante la Madonna con bambino. Fu allora deciso di erigere un santuario per conservare l’effigie miracolosa. Il dipinto raffigurante la Madonna immacolata col bambino, realizzato nel XVI secolo, è posto al centro dell’altare in legno, gesso e marmo. Nel retro dell’altare e’ conservato anche l’originale coro ligneo , mentre gli affreschi nella volta e nel catino absidale sono stati realizzati nel 1858 e raffigurano la Sacra Famiglia, l’Assunzione di Maria, La vergine immacolata ed alcune virtù teologali. Sopra il portale di ingresso è posta una lunetta, proveniente con molta probabilità dall’edificio più antico e che alcuni studiosi hanno attribuito allo scultore Vittorio Ghiberti, lavorata a rilievo raffigura il Redentore Benedicente, si presume realizzata nel XV secolo ed è da alcuni studiosi attribuita allo scultore.
LA CHIESA DELLA SS. ANNUNZIATA ( XI-XIII secolo)
Anche se posta al di fuori del Castello di Suvereto merita una segnalazione per la sua particolarità. La chiesa è situata in una vallata boschiva sulla provinciale che collega Suvereto a Sassetta e nei pressi di una sorgente di acqua potabile. Completamente priva di arredi la chiesa, di proprietà privata, è purtroppo in stato di abbandono e l’incuria rischia di farci perdere questa importante memoria del territorio. Ci si interroga ancora sulle origini dell’edificio, sul perché di quella localizzazione, posizione, di certo sappiamo che era collegata ad un antico ospedale e che alla cura dell’edificio provvedeva un operaio nominato dalla comunità. La leggenda dice che la chiesa fu edificata per volere di Matilde di Canossa quale novantanovesima ed ultima delle cento che doveva edificare per acquisire il diritto di dire messa. La copertura dell’edificio è costituita da una volta a botte spezzata, intercalata da un arco poggiante su due semipilastri addossati alle pareti laterali.
LA FONTE DEGLI ANGELI (rifacimento del XVI secolo)
Posta a poca distanza dall’abitato, sulla statale per Monterotondo, questo complesso restaurato nel 1582 da Jacopo VI di Appiano, principe di Piombino, ha costituito da tempi immemorabili, una delle principali fonti di approvvigionamento idrico della comunità. La fontana è munita di due vasche rettangolari addossate. Dietro di esse è situato un fronte decorato da due lastre marmoree recanti ciascuna una rosetta da cui fuoriusciva il getto d’acqua. I lati della fonte sono costituiti da due muri merlati. Il frontone centrale reca la copia, in polvere di Marmo, della Madonna della Fonte degli Angeli di Andrea Guardi ( l’originale è visibile presso il museo di arte sacra). Al di sotto c’è lo stemma, restaurato nel 1998, della famiglia Appiani, principi di Piombino, con epigrafe commemorativa a caratteri capitali. Ai lati dello stemma gentilizio erano poste due formelle marmoree raffiguranti lo stemma comunale e trafugate diversi anni fa.